Alessandro Olivi
Chi sono :
Sono Alessandro, da sempre abitante al Terzo Piano ma non sempre sul palcoscenico. Faccio parte della “cooperativa degli autori” e mi occupo anche del “backstage” (scenografie ed allestimenti). Negli ultimi anni, dopo una pausa di riflessione, mi sono deciso a tornare anche attivamente sul palco, un po’ per riprovare il brivido dell’adrenalina in circolo quando si è lassù, ma anche per esercitare la memoria, visto che gli anni passano e bisogna tenerla allenata!
Mi piace il teatro:
Adoro il teatro perché vi si possono vivere tante vite, si può entrare ed uscire da migliaia di personaggi uscendo da se stessi, proprio come si infila e si sfila un guanto. Un costume, un oggetto di scena, e tutto si trasforma.
E’ sogno e impegno civile, finzione e realtà, risate e commozione.
Sovente si fa teatro con niente se non un palco nudo e la parola, unici mezzi per costruire un mondo nel quale l’immaginazione dello spettatore viene catapultata e catturata. Un palco dove un semplice tavolo può essere contemporaneamente, e con la stessa verosimiglianza, la gabbia degli imputati di un processo, un asino e la grotta della Natività, oltre che un semplice tavolo da cucina.
Racconta la tua esperienza nella compagnia Quelli del Terzo Piano:
La mia esperienza con la Compagnia (nome altisonante, non riesco proprio ad abituarmici, gli attori veri ovviamente sono un’altra cosa) nasce con la Compagnia stessa.
Posso dire di esserne, nel bene e nel male, un socio fondatore.
La cosa più bella è che è nato tutto per gioco, una proposta provocatoria per giocare genitori e figli, insieme ed in un modo diverso. Poi i figli sono cresciuti e purtroppo hanno smesso di voler giocare con i propri genitori com’è nella natura delle cose, mentre questi ultimi (grazie al cielo!) non hanno perso questa voglia, e con quest’anno fanno 17 di fila, che non è un traguardo da poco.
In questi anni abbiamo variato (e ridotto) la composizione del gruppo, alcuni hanno fatto un passo indietro ma spero sempre che un anno o l’altro tornino dicendo: “Quest’anno vorremmo giocare anche noi”.
Tutti gli anni la macchina si mette puntualmente in moto. In pochi mesi, partendo dalla fine dell’estate, mettiamo insieme l’idea, per quanto possibile “originale”;Trasformiamo l’idea in un copione. Poi c’è il divertimento delle prove, la solidarietà e la complicità che tutti gli anni scatta.Si va in scena! Il primo scroscio di risate, anche a battute che non avresti mai creduto, la tensione che si scioglie, tutto diventa più facile, più fluido.E’ finita! Il sipario si chiude, si apre e si richiude definitivamente sulle tue emozioni, sugli applausi, prolungati, almeno di simpatia.. Il commento più bello che mi sono mai sentito fare, da una persona che non ci aveva mai visto recitare prima, è questo: “Si vede che vi divertite”.
Questo penso sia il nostro segreto: principalmente un gruppo di amici che si vuole divertire e vuole continuare a farlo.
I personaggi che hai interpretato:
Il personaggio (anzi “i” personaggi) a cui sono più legato sono senz’altro i tre maggiordomi Lucio, Battista e Francesco. Tutti in una volta sola e nell’ordine che preferite. Ho veramente dovuto dare fondo a tutte le mie risorse per: a) imparare il testo (che già non è cosa da poco); b) caratterizzare la voce per adattarla ai tre personaggi e renderli riconoscibili tra di loro; c) cambiare abbigliamento più volte nel corso della commedia, e spesso in pochi secondi (v/ sopra) e, soprattutto d) non confonderli/confondermi tra di loro, con esiti ovviamente catastrofici.
Non so se ci sono riuscito o meno, questo non sta a me dirlo ma a chi vi ha assistito, ma vi assicuro che io personalmente non mi sono mai divertito tanto!
Quale, delle commedie rappresentate, preferisci e perché.
“Tutta colpa dei pantaloni”, e la sua riedizione 2.0? Tutti noi credo che l’amiamo più di ogni altra perché è nostra dalla A alla Z, perché ha fatto divertire noi farla e, a quanto risulta, gli spettatori assistervi, ed i commenti ricevuti sono stati unanimemente lusinghieri. E’ stata una commedia di svolta, con la quale siamo riusciti a realizzare un intreccio dal respiro diverso, più articolato e complesso rispetto alle commedie precedenti.